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Tecnica di stampaggio con ausilio di mascherina rigida finalizzata a realizzare intarsi in composito monolitico con tecnica MCM

 

Tale tecnica si basa sulla registrazione dell’anatomia occlusale prima del taglio della cavità con un elastomero siliconico trasparente e sul successivo utilizzo della registrazione come mascherina per modellare la superficie occlusale dell’otturazione.

Leo Colella, Odontotecnico

leo colellaDiplomato nel 1998, dal 2001 segue corsi sulla “Tecnica di Modellazione AFG di A. Battistelli” tenuti dallo stesso autore. Nel 2006 è tutor al 1° corso per odontoiatri sulla “Tecnica AFG per odontoiatri”, tenuto da A. Battistelli. Nel 2007 partecipa alla fondazione dell’AIMODAFG. Dal 2008 a oggi tiene corsi per odontoiatri e odontotecnici sull’argomento “Stratifi cazione e modellazione di restauri in composito”. Nel 2009 è relatore al Congresso della SIED (Società italiana di estetica dentale) tenutosi a Napoli.

Nel 2010 tiene conferenze e corsi presso l’Università autonoma di Barcellona e l’Università internazionale di Catalunya, a Barcellona. Dal 2012 tiene sessioni odontotecniche all’interno dei corsi per medici, si occupa nello specifi co di anatomia dentale e dei protocolli di laboratorio e restauri in composito.

Paolo Pagliari, Odontotecnico, titolare di laboratorio in Villanova d’Albenga

paolo pagliariDiplomato nel 1976 presso l’Istituto G. Gaslini IPSIA di Genova, dal 1978 è ideatore della muffola trasparente e della tecnica di stampaggio con prodotti DEI Lab. È professore a contratto presso l’Università di Genova, Facoltà di Odontoiatria, dal 2007 al 2011, università presso la quale collabora da tempo nel campo della ricerca (campioni, masticatore robotico, fi bra di carbonio per carico immediato). Ha pubblicato la sua tecnica di stampaggio di materiali fotosensibili su riviste italiane ed estere. Ha tenuto e tiene tutt’ora numerose conferenze in Italia e all’estero.

Introduzione

L’intarsio è la ricostruzione parziale di un elemento dentario spesso realizzato nei settori posteriori. Per eseguire questo tipo di lavorazione in laboratorio, solitamente vengono utilizzate due tecniche: una consiste nella stratifi cazione manuale per apposizioni, quindi mediante piccoli apporti di composito aggiunti uno sull’altro, mentre la seconda è defi nita “di stampaggio” e meglio nota come “tecnica di stampaggio MCM – Monolithic Composite Method”, dell’autore Paolo Pagliari.

La tecnica MCM conferisce numerosi vantaggi per la realizzazione di questi restauri, ma tale argomento verrà dettagliatamente trattato in seguito. Questa tecnica è leggermente più lunga della stratifi cazione manuale, in quanto vi sono dei tempi di attesa e presa dei vari materiali utilizzati, con un conseguente allungamento dei tempi di consegna.

Un importante vantaggio della tecnica MCM di stampaggio è quello di poter modellare, attraverso l’utilizzo della cera, i nostri restauri, così da poter valutare la funzione con calma anche in un secondo momento o demandare ai collaboratori i nostri lavori, pur avendo sempre la possibilità di reintervenire all’interno del nostro restauro.

La tecnica di stratifi cazione ha invece il vantaggio di poter vedere la realizzazione della stessa man mano che la si compone, progressivamente, ottenendo
così una buona estetica, anche se chi la compie non è propriamente esperto. Purtroppo questa tecnica non è demandabile, a differenza della precedente, in quanto ogni odontotecnico ha il suo modo di approcciarsi al lavoro con il proprio modo di modellare. Per tanto, ogni tipo di restauro è assolutamente operatore-dipendente. Inoltre, il manufatto non potrà mai raggiungere la durezza e la compattezza del manufatto realizzato con tecnica MCM. A questo punto nascono l’esigenza e la voglia di ottenere i vantaggi sopra elencati, realizzabili attraverso le qualità proprie della tecnica dello stampaggio MCM unita alla velocità di realizzazione e alla sua estrema versatilità. Pertanto, grazie alla ricerca attenta del collega Paolo Pagliari si è riusciti a ricevere questo innovativo materiale fotopolimerizzabile, con il pregio di poter essere plasmato sul restauro e successivamente fotopolimerizzato.

Una seconda esigenza che si evidenziava era quella di avere un materiale estremamente preciso e solido e che avesse una retrazione bassissima. In questo caso il materiale sottoposto a questa ricerca ha dimostrato di avere proprio queste caratteristiche.

Un piccolo inconveniente relativo a questo materiale è dato dalla reazione esotermica davvero elevata – parliamo di circa 70° –, quindi ne consegue che non è possibile apportarlo direttamente sul nostro restauro in cera, in quanto questo si scioglierebbe a contatto dello stesso. Per questo si è reso necessario l’utilizzo di un silicone trasparente 60 Shore subito sopra il nostro restauro.

Successivamente a questo viene creato un sistema appositamente studiato per foto polimerizzare in assoluta sicurezza il nostro restauro.

Procedure di lavorarione

La prima fase della tecnica di stampaggio MCM con l’ausilio di maschera rigida in THP richiede la modellazione attraverso una ceratura del restauro parziale preso in considerazione, prestando particolare attenzione ai dettagli della modellazione soprattutto al finish line della preparazione (Fig. 1).

stampaggio fig1

A questo punto viene eseguita una corretta valutazione occlusale e successivamente si potrà procedere con l’applicazione di lacche isolanti dedicate.

Lo step successivo prevede l’applicazione di silicone 70 Shore trasparente sulla superfi cie della modellazione, fino ad arrivare al colletto del dente preso in considerazione. Potrebbe rivelarsi utile l’applicazione sotto pressione 2 bar per 5 minuti, in modo da aumentare la precisione del silicone stesso (Figg. 2, 3).stampaggio fig2

stampaggio fig3

Ora il modello è pronto per ricevere il THP. Si procede applicando il materiale sopra il silicone trasparente 70 Shore, comprendendo anche le superfi ci occlusali dei denti adiacenti (Figg. 4, 5).

stampaggio fig4

stampaggio fig5

Creiamo anche delle protezioni sia vestibolari sia palatali con lo stesso materiale (Fig. 6).stampaggio fig6

Se siamo in presenza di un modellino sezionato in occlusale, si procederà con l’indentare il materiale con l’arcata antagonista (Fig. 7).stampaggio fig7

Eseguiti questi passaggi siamo pronti per polimerizzare il THP per i minuti consigliati dall’azienda produttrice nel manuale d’uso del prodotto.

Si procede con l’eliminazione della cera dal modello con dell’acqua bollente o del vapore. A seguire consigliamo di utilizzare uno strato sottile di cera possibilmente neutra, quindi di colore bianco, negli eventuali sottosquadri della preparazione.

La cera, inoltre, insieme ad apposito isolante, aiuterà il materiale a separarsi e contemporaneamente consentirà un giusto e corretto spessore che fungerà da lacca spaziatrice.

Tale spessore è assolutamente soggettivo e quindi dipende dal tipo di cementazione che poi il clinico utilizzerà. Ne consegue che l’applicazione varierà da spessori di 0,1 mm fi no a spessori di 0,5 mm, ricordando che più il materiale da cementazione sarà compatto maggiore sarà la spaziatura. È bene sottolineare come l’aumento eccessivo di questo spazio che intercorre tra la nostra preparazione e la realizzazione del restauro potrebbe portare a un aumento radicale della passivazione, e questo potrebbe creare problemi al clinico durante la fase di cementazione, poiché ridurrebbe l’auto centramento.

Modello

Al fine di realizzare un buon intarsio attraverso questa tecnica, non è necessario ottenere un modello particolare, ma basterà semplicemente rispettare i soliti canoni che abitualmente utilizziamo nelle lavorazioni quotidiane, come ad esempio un buon gesso di IV classe adeguatamente lavorato e trattato con miscelazione sottovuoto e con l’utilizzo di un riduttore di tensioni per la colatura del modello. Questo basta per poter ottenere una buona compattezza del materiale, che si tradurrà in affi dabilità del modello stesso.

Sarà possibile utilizzare questa tecnica anche con l’ausilio di modellini sezionati, quindi parziali. Non consigliamo, soprattutto sui modelli settoriali, di tagliare il gesso, tutt’al più consigliamo di mettere in evidenza attraverso un lievissimo trimming della preparazione in modo tale da favorire l’accesso al composito in fase di stampaggio.

Successivamente il modello viene trattato attraverso l’ausilio di lacche, che aumenteranno la durezza soprattutto dei margini e, in un secondo momento, una volta indurito il materiale, consigliamo di utilizzare uno strato sottile di cera possibilmente neutra di colore bianco (Fig. 8).stampaggio fig8

Stratificazione

Essendo questa operazione del tutto individuale, ci soffermeremo solamente su dove e come disporre le masse. La massa cervicale opaca si metterà direttamente sul modello all’interno della preparazione; sul finish line porremo dentina, o smalto, a seconda dell’esigenza estetica e dell’altezza del manufatto (Fig. 9).stampaggio fig9

All’interno del silicone trasparente metteremo invece l’incisale bianco al 50% sulle cuspidi (se necessita), poi la massa smalto in spessore idoneo (Fig. 10).stampaggio fig10

Come ultima massa metteremo la dentina (Fig. 11).stampaggio fig11

Nella tecnica MCM è assolutamente necessario sfumare per bene le varie masse, specialmente quelle all’interno del silicone trasparente, per evitare antiestetiche transizioni tra le varie masse usate. Consigliamo di aprire leggermente i solchi all’interno del lato occlusale prima di inserire la dentina, per ottenere un effetto naturale (profondità).

Ora si procederà con un phon per scaldare il composito dentro il controstampo e sul modello fi no che lo stesso diventi fi lante, quindi riposizioniamo il THP con il silicone e il composito sul modello fino a quando la mascherina chiuda perfettamente; poi fi ssiamo la mascherina con nastro adesivo trasparente (Fig. 12).stampaggio fig12 13 14

Successivamente attueremo il riscaldamento per ridurre il delta termico (questo argomento sarà trattato più avanti) e fotopolimerizziamo per 6 minuti.

Rifinitura

Procediamo con la rimozione della mascherina THP, eseguiamo la valutazione dei contatti occlusali e controlliamo la superfi cie (Fig. 13).

Per primo dobbiamo controllare se la mascherina è alloggiata perfettamente. Tale verifi ca avviene attraverso l’analisi delle zone immediatamente accanto al nostro restauro in composito (Fig. 14).

Infatti, se su queste non si rilevano superfi ci o spessori di composito eccessivi, possiamo valutare il corretto alloggiamento, e sicuramente i contatti occlusali previsti in fase di ceratura dovrebbero essere rispettati anche in fase di polimerizzazione del composito.

Questo agevolerà l’esecuzione del lavoro durante la fase di rifi nitura del nostro materiale in quanto avremo sicuramente una riduzione dei passaggi del riadattamento occlusale.

A seguire ci dedicheremo al controllo attento delle chiusure. Queste verranno riviste e quindi rifi nite con delle frese diamantate su tutta la superfi cie limitrofa e, una volta terminati questi due passaggi, si procederà con la rimozione del restauro stesso.

Si effettuerà poi un controllo della superficie di contatto attraverso il modello duplicato nella prima fase; sarà opportuno utilizzare una carta d’articolazione 8 micron e ricontrollare attraverso i sistemi d’ingrandimento le superfici del finish line per procedere successivamente alla sabbiatura interna del restauro in composito (Figg. 15-18).stampaggio fig15 16 17

stampaggio fig18

Lucidatura

Un altro aspetto positivo sempre inerente allo stampaggio MCM è dato dalla precisione dei dettagli del restauro, quindi non occorrerà intervenire con frese aggressive sul composito.
Al termine della rifi nitura viene applicato il protocollo MCM come segue (Figg.19-23):stampaggio fig19 20 21

stampaggio fig22 23

  1. pulire totalmente la superfi cie del composito con alcool etilico puro;
  2. dopo aver agitato adeguatamente il fl acone di sealcoat, applicare il prodotto con pennellino su tutta la superfi cie e aspettare 4 minuti al riparo della luce;
  3. togliere l’eccesso di sealcoat con un pennellino asciutto o con un microbrush;
  4. fotopolimerizzare con luce idonea (350-500 nm) per 8 minuti;
  5. al termine dell’operazione n. 4, il sealcoat deve essere perfettamente asciutto e, se si passa un dito sulla superfi cie del dente, questa deve rimanere lucida. Se questo non dovesse avvenire, probabilmente l’apparecchio a luce potrebbe avere le lampade esaurite. Pertanto dovranno essere sostituite;
  6. passare la polish paste con una ruota di pelo di capra a bassi giri;
  7. passare una ruota di cotone ad alti giri a spot alternati per evitare il surriscaldamento;
  8. lavare il manufatto con acqua tiepida e sapone neutro;
  9. lavoro finito.

Sistema MCM

Questo sistema si basa sul protocollo abbinato a dei prodotti idonei per consentire la realizzazione di manufatti protesici in composito con caratteristiche notevolmente migliorate. Abbiamo analizzato le problematiche con compositi attuali e abbiamo trovato le seguenti soluzioni.

  • Delaminazione: il sistema MCM prevede uno stampaggio che permette di ottenere una compattezza e una durezza superiori del materiale. La stratifi cazione avviene apponendo tutte le masse estetiche e fotopolimerizzandole in un’unica soluzione, per cui il risultato è un materiale monolitico, che non può più delaminarsi. Naturalmente questa tecnica è possibile soltanto con l’utilizzo di Experience, che è stato appositamente studiato con viscosità calibrate per tale scopo.
  • Viraggio tinte: la causa di questo problema è dovuta a due fattori – rugosità di superfi cie e assorbimento dei liquidi. Il sistema MCM prevede nella fase fi nale l’utilizzo di un prodotto a base di resine nobili e sfere di vetro nanometriche, che vengono veicolate da alcol etilico per sigillare la porosità. Questo processo riduce la rugosità superfi ciale del 50%. Due studi universitari confermano questo valore. Da campioni testati da NobelBIOricerche (dott.ssa Clara Cassinelli), si evince la diminuzione importante di assorbimento dei liquidi.
  • Conversione composito: è ormai noto che la maggiore conversione del composito migliora la qualità del prodotto. Oltre all’utilizzo di luce idonea (350/500 nm), la conversione si può aumentare riducendo il delta termico. Il protocollo MCM prevede di portare il composito a 50° per 30/60 minuti subito prima della fotopolimerizzazione. Con questo procedimento si ottiene un aumento della durezza e della stabilità del prodotto. L’esame della doppia banda al SEM conferma un aumento della conversione del composito.
  • Abrasione composito: il composito Experience esprime una perdita di dimensione verticale inferiore rispetto allo smalto naturale, migliorando i risultati in particolare nelle riabilitazioni full arch. Il protocollo MCM ha realizzato infatti uno smalto universale (impact) con speciali riempitivi a base di fl uorapatite e materiali innovativi che permettono a questo smalto di consumarsi meno dello smalto naturale.

Ringraziamenti

Paolo Pagliari: un ringraziamento a tutti gli utilizzatori della mia tecnica MCM che con i loro successi professionali e il loro entusiasmo mi aiutano ad andare avanti con la didattica e la ricerca.

Leo Colella: quello che siamo e che costruiamo è la somma delle nostre esperienze, sia culturali sia di vita. Il mio ringraziamento va, in questo caso, a chi ci ha supportato, in particolar modo a Nino Colella – grande uomo nonché mio padre –, a Marina Clemente, a Davide e ai colleghi Alberto Battistelli, Roberto Liegi, Nazar Bondarchuk e Antonio Bizzoca.

stampaggio figa b c

stampaggio figd e

Allegati:
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